Già è tanto se occasionalmente capisco quel che penso, al conoscermi ci ho rinunciato, ho però un'idea di quel che vorrei essere, e provo ad immaginarmici...
C'è un bel vantaggio partendo nell'avventura del conoscersi, che se non mi piaccio posso osare cambiamenti, alcuni non li raggiungerò mai e mi consolo accettandomi per quel che sono... momenti di perdita di energia, poi mi arrabbio con me stesso e da riposato posso reiniziare l'opera infinita.
Ma mi sento sempre troppo indulgente con me stesso.
Già: e se poi non mi piaccio?... Viene da pensare alle caratteristiche personalissime, quelle di me proprio me. Conoscenza difficile, tra l'altro, da pensare a parole, e difficile da dire, poi, a se stessi e ad altri: si rischia di formare pensieri che non corrispondono alla realtà, e poi adeguarsi, nel sentire e nel fare, a quei pensieri - si rischia che siano le idee che fanno il mondo invece di esserne percezioni. Questo a livello personalissimo. A un livello non solo individuale, di personale condiviso, conoscersi comporta vedere, prendere atto, accettare, alcune cose per le quali si può dire: e se poi non mi piaccio? Per esempio: sono un animale, mammifero, specie homo sapiens, maschio. La mia specie - anch'io - per vivere uccide e mangia altri esseri viventi, piante e animali, e alcuni di questi animali sono molto evoluti, intelligenti, sensibili. La mia specie - anch'io - può ammalarsi di tante malattie dolorose e pure mortali e non per tutte ha le medicine o sa cosa fare. La mia specie - anch'io - invecchia nel giro di qualche decennio, e muore nel giro di un secolo quando le cose vanno bene se no prima e qualche volta pure a tradimento che dicono accidenti ma stava così bene oh non c'è sicurezza qui. La mia specie - anch'io - è incazzosa assai, fa dei gran casini sia quando ama sia quando odia e usa l'intelligenza tecnica per mettersi nei guai e poi cavarsela facendo grandi danni a destra e a sinistra procurandosi e procurando ad altri esseri umani che dice pure di amare infelicità sottili o spesse come croci chiodate. La mia specie - io no, ma in qualche modo ne faccio parte - ha costruito armi tremende, che hanno ucciso distrutto frammentato torturato polverizzato milioni e milioni e milioni di altri esseri umani e animali e piante e si è ingegnato a modificare la materia e ora si ritrova con robe che avvelenano per sempre il pianeta su cui vive e possono distruggerlo non una sola volta ma decine e decine di volte. Forse non c'è bisogno di mettercisi a pensare a queste cose, forse si sanno più o meno oscuramente, fanno parte di quell'insieme di consapevolezze faticosamente tenute inconsapevoli che rendono comicamente e drammaticamente assurde le nostre vite - più o meno, chiaro. Sotto sotto abbiamo forse tutti quel timore che ci spinge infine a non pensare, a non dirigere i nostri pensieri verso la conoscenza di sé stessi: e se poi non ci piacessimo? Non si sa mai: dovremmo prima provare dolore, forse orrore, per tutto il male che siamo stati capaci di fare, e se è vera conoscenza ci obbliga a fare, e dovremmo buttar via un sacco di cose inutili e dannose, da altre separarci delicatamente, chissà, forse dovremmo cambiare gran parte della nostra vita.
Ciao anima gemella, è passato molto tempo. Dimmi, quando conosci te stesso - basta imparare a stare in silenzio, ogni tanto, ascoltare se stessi, parlare con se stessi, valutare gli eventi - come fai poi a difenderti da te stesso? Possiamo essere i nostri più grandi sostenitori, ma anche i nostri più spietati carnefici...
5 commenti:
Già è tanto se occasionalmente capisco quel che penso, al conoscermi ci ho rinunciato, ho però un'idea di quel che vorrei essere, e provo ad immaginarmici...
C'è un bel vantaggio partendo nell'avventura del conoscersi,
che se non mi piaccio posso osare cambiamenti,
alcuni non li raggiungerò mai e mi consolo accettandomi per quel che sono... momenti di perdita di energia, poi mi arrabbio con me stesso e da riposato posso reiniziare l'opera infinita.
Ma mi sento sempre troppo indulgente con me stesso.
haha! Stupendo quel "e se poi non mi piaccio?" in effetti può essere un rischio...
Già: e se poi non mi piaccio?...
Viene da pensare alle caratteristiche personalissime, quelle di me proprio me. Conoscenza difficile, tra l'altro, da pensare a parole, e difficile da dire, poi, a se stessi e ad altri: si rischia di formare pensieri che non corrispondono alla realtà, e poi adeguarsi, nel sentire e nel fare, a quei pensieri - si rischia che siano le idee che fanno il mondo invece di esserne percezioni.
Questo a livello personalissimo.
A un livello non solo individuale, di personale condiviso, conoscersi comporta vedere, prendere atto, accettare, alcune cose per le quali si può dire: e se poi non mi piaccio?
Per esempio: sono un animale, mammifero, specie homo sapiens, maschio.
La mia specie - anch'io - per vivere uccide e mangia altri esseri viventi, piante e animali, e alcuni di questi animali sono molto evoluti, intelligenti, sensibili.
La mia specie - anch'io - può ammalarsi di tante malattie dolorose e pure mortali e non per tutte ha le medicine o sa cosa fare.
La mia specie - anch'io - invecchia nel giro di qualche decennio, e muore nel giro di un secolo quando le cose vanno bene se no prima e qualche volta pure a tradimento che dicono accidenti ma stava così bene oh non c'è sicurezza qui.
La mia specie - anch'io - è incazzosa assai, fa dei gran casini sia quando ama sia quando odia e usa l'intelligenza tecnica per mettersi nei guai e poi cavarsela facendo grandi danni a destra e a sinistra procurandosi e procurando ad altri esseri umani che dice pure di amare infelicità sottili o spesse come croci chiodate.
La mia specie - io no, ma in qualche modo ne faccio parte - ha costruito armi tremende, che hanno ucciso distrutto frammentato torturato polverizzato milioni e milioni e milioni di altri esseri umani e animali e piante e si è ingegnato a modificare la materia e ora si ritrova con robe che avvelenano per sempre il pianeta su cui vive e possono distruggerlo non una sola volta ma decine e decine di volte.
Forse non c'è bisogno di mettercisi a pensare a queste cose, forse si sanno più o meno oscuramente, fanno parte di quell'insieme di consapevolezze faticosamente tenute inconsapevoli che rendono comicamente e drammaticamente assurde le nostre vite - più o meno, chiaro.
Sotto sotto abbiamo forse tutti quel timore che ci spinge infine a non pensare, a non dirigere i nostri pensieri verso la conoscenza di sé stessi: e se poi non ci piacessimo?
Non si sa mai: dovremmo prima provare dolore, forse orrore, per tutto il male che siamo stati capaci di fare, e se è vera conoscenza ci obbliga a fare, e dovremmo buttar via un sacco di cose inutili e dannose, da altre separarci delicatamente, chissà, forse dovremmo cambiare gran parte della nostra vita.
grande grandissima Mafalda :-)))))
un caro saluto
Ciao anima gemella, è passato molto tempo.
Dimmi, quando conosci te stesso - basta imparare a stare in silenzio, ogni tanto, ascoltare se stessi, parlare con se stessi, valutare gli eventi - come fai poi a difenderti da te stesso? Possiamo essere i nostri più grandi sostenitori, ma anche i nostri più spietati carnefici...
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