08/05/09

Il tao

Secondo il pensiero taoista esiste un'armonia universale che lega tutti i livelli del cosmo: terra, uomo e cielo. 
Il tao è la via, la sfuggente realtà rappresentata dal simbolo detto tai chi o tai ji, comunemente chiamato tao.
Associata al tao è la concezione dello yinyang.
Yin e yang sono opposti e complementari tra di loro, tanto che nella pienezza dell'uno inizia l'origine dell'altro. Il loro alternarsi determina tutte le cose. 
Yin è il principio femminile, passivo ed oscuro, identificato con la luna e rappresentato dal nero; yang il principio maschile, attivo e luminoso, identificato con il sole e rappresentato dal bianco. 
La spirale bianca ha inizio dove finisce quella nera; essa si avvolge ed aumenta fino ad un massimo, ma poi manifesta in se stessa la sua tendenza opposta (puntino nero). La sua massima estensione fa innescare la spirale nera. Anche questa raggiunge un massimo finché non si manifesta la tendenza opposta (puntino bianco) che si avvolge e così via ciclicamente.
Di solito il simbolo del tao è inteso come rappresentazione della compresenza degli opposti in ogni aspetto della vita: luce- ombra, passività -attività, freddo -caldo, leggero-pesante...
L’interpretazione che è da considerarsi erronea è quella per cui la compresenza degli opposti diventa anche compresenza di bene e di male. 
Il male non è complementare del bene e viceversa.
Se così fosse dovremmo essere sempre sospettosi del bene in quanto complementare del male e passivizzati verso il male in quanto complementare del bene.
Il bene, in realtà è la compresenza degli opposti.
L’assolutizzazione di uno solo dei due opposti è male, cioè tutto bianco o tutto nero.
Per fare un esempio, amore e aggressività in integrazione tra loro, compresenti, danno misura sia all’amore che all’aggressività ambedue necessarie per vivere.
Il male è l’assolutizzazione sia dell’amore che dell’aggressività.
L’amore assolutizzato porterebbe all’inglobamento dell’altro. 
L’aggressività assolutizzata porterebbe all’annullamento dell’altro.
Il tao, in questo caso, sarebbe o tutto bianco o tutto nero.
I due opposti dissociati sono male.
Una persona che chiede aiuto può riceverlo da noi solo se siamo empatici in maniera misurata.
Se non mettiamo in atto un movimento contrario che mantenga la separatezza tra l’Io e Tu la nostra azione di aiuto può risultare assolutamente inefficace.
O pensiamo ad una madre che ci ama ma che ci trasmette stati d’animo molto sgradevoli. 
Che facciamo? La eliminiamo o ci mettiamo totalmente nella sue mani? 
Il tao ci suggerisce di restare in armonia cioè mantenere l’affetto ma anche mantenere un movimento contrario necessario per difenderci.
A seconda delle situazioni una forza è predominante sull’altra. 
Quando il predominio di una forza diventa eccessivo, la componente opposta inizia la sua azione di compensazione equilibrante.

Mi fermo qui anche se mi rendo conto che su una cosa apparentemente semplice come il tao è difficile mettere un punto. Questo post è incompleto e semplicistico ma mi auguro che possa offrire degli spunti utili.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

E' molto bello invece.
Finalmente qualcuno che non usa il tao per giustificare il buonismo cattolico-hippie!
Mi piace la precisazione che il "male" è lo squilibrio degli opposti in un verso, ma anche nell'altro. Perché permette di sfatare il vittimismo o l'ilarità a tutti i costi, per esempio. Molto cari alla nostra società.
Lo trovo un post molto bello, perché riesce a mettere a confronto l'est e l'ovest, riuscendone ad illuminare le differenze (che tante volte, e troppo spesso, sfuggono!).

amatamari© ha detto...

Grazie, scritto molto chiaro, una lettura che condivido.
:-)

lalia ha detto...

Già, forsenonstotroppobene. Ilarità e vittimismo entrambi comodi ed inutili.
Grazie per le tue belle parole.

Amatamari, questo simbolo, da molti banalizzato, credo ci dia delle indicazioni preziosissime.
Mi fa piacere che condividi.

Buona domenica ad entrambe!

serenella ha detto...

Ciao Lara. In effetti il tuo post è chiaro, ma non esaustivo. Però ci sono dei punti che mi haoo davvero interessata.Il male non è complementare del bene e viceversa.
"Il male non è complementare del bene e viceversa." Intanto questa tua affermazione. E' ovvio il male non può essere complementare. E poi quella relativa al rapporto con la madre, che porti come esempio. Trovare una sorta di armonia. E come? Il problema è tutto lì.
Ciao Lara.

lalia ha detto...

Ciao serenella. Mi chiamo Lalia :)
Difficile che un post possa darti la risposta pratica che cerchi però qualche parola può imprevedibilmente avere il potere di aprire possibilità anche pratiche.
La fretta spesso legata "al come si fa?" spesso è una cattiva consigliera perché delega la risposta ad altri, ad altro momento, altrove. Un saluto.

rom ha detto...

Differenza sfuggente. Sta lì, pensata, detta, comprensibile, eppure... Il "bene" è la copresenza dei complementari; il "male" è la loro frattura, divisione, scomposizione, con la conseguente assolutizzazione di uno dei due. Da complementari allacciati, equilibrantesi nell'unione anche se nei vari momenti è uno dei due a condurre la danza e l'altro fa da contrappeso - da complementari ad opposti dissociati, tutta dolcezza o tutta aggressività, tutta depressione o tutta euforia, tutto è bello o tutto è brutto, tutti sono buoni o tutti sono cattivi, a fasi, senza possibilità di riconciliazione tra i due momenti.
A volte uno dei due ex-compari sparisce del tutto, morto, andato.
Se a quel simbolo fai lo scherzetto di tagliare i due componenti e li separi, li stacchi, curando di portarti via anche il contenuto bianco o nero del circoletto all'interno dell'onda nera e dell'onda bianca, hai una possibile rappresentazione della schizofrenia, che significa proprio questo taglio in due, questa spaccatura, tra due emisferi in equilibrio tra loro.
Tu dirai: ma così, il simbolo del tao che fine fa? Lo taglio in due, la parte bianca non contiene più nemmeno un puntino di nero, e viceversa, e le due parti se ne vanno ciascuna per conto suo, che cavolo di tai-chi è? :-)

Errore analogo a quello di cui hai scritto nel tuo bel post lo si fa in psicoanalisi. L'occidente arriva sempre dopo, su queste cose...
L'errore è quello di pensare all'istinto di vita come insieme di tendenze vitali e mortali: non è così. Assetto vitale è quello in cui le forze dell'avvicinamento e dell'allontanamento, della sessualità (istinti del Tu) e dell'aggressività (istinti dell'Io), sono in stretto rapporto tra di loro, per cui mi avvicino all'altro o lo lascio avvicinare e c'è rapporto, fino alla fusione ma senza confusione, oppure mi allontano dall'altro (vado via, evito) o allontano l'altro (lo spingo via)- entrambe le due grandi possibilità avvengono senza esiti distruttivi, né dell'Io né del Tu. Questo è istinto di vita.
L'istinto di morte è la mancanza di copresenza delle due tendenze: in amore ci si confonde, si muore e si uccide per amore assolutizzato; oppure si muore e si uccide per aggressività assolutizzata, priva di ogni visione dell'altro essere umano.
Nel pugno dato da un adulto ad un bambino inerme non c'è copresenza di male e bene, tanto per dirne una. Se poi gliene dà un altro, in quella persona tutta non ci sono bene e male: la rappresentazione del tao non è applicabile - non è una rappresentazione universale, cioè, in quanto rappresenta solo situazioni di "bene", mentre il "male" è tutto bianco o tutto nero, e quella rappresentazione non è più utilizzabile.

serenella ha detto...

Scusami Lalia per la confusione di nome.

lalia ha detto...

Rom, grazie per il tuo ricco ampliamento degli orizzonti.

Serenella, figurati :)

desaparecida ha detto...

il tao "è",bisogna sentirlo no cercarlo o vederlo.

Un abbraccio :)

lalia ha detto...

Sono d'accordo, desaparecida.
Anche se si può dire tanto sul tao, la sua essenza sfugge a qualsiasi definizione.